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Ville e Palazzi

Dal 1 dicembre 2011 abbiamo incominciato ad inserire foto e descizioni delle ville e dei palazzi più significativi della città.

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IL DOPO GUERRA

Con la partenza del Governo Militare Alleato, la crisi economica si fece subito sentire, la città senza il suo interland naturale, perse anche la funzione mercantile ed industriale nei riguardi delle popolazioni della valle del Vipacco e quella dell’Isonzo, inoltre l’arrivo di circa 13 mila profughi dall’Istria e dalla Dalmazia, ai quali bisognava pur dare una occupazione ed un tetto, contribuì a rendere più difficile la situazione, ma la tolleranza e sensibilità del popolo Goriziano sopperì a tale necessità. Sotto la guida del mai dimenticato primo sindaco del dopo guerra Ferruccio Bernardis, la città iniziò quel lavoro di ricostruzione e sviluppo che la portò ad attuare un piano regolatore, il secondo dopo quello di Max Fabiani.

Arriviamo così al 1963, anno dell’istituzione della nuova Regione a statuto speciale “Friuli Venezia Giulia”. Bisognava dare un equilibrio demografico e territoriale alle tre province in quegli anni, Udine in quel contesto, suo malgrado, con legge dello Stato, dovette cedere parte dei suoi territori della destra Tagliamento alla nuova provincia di Pordenone che nacque nel 1968. Per l’esigua Provincia di Gorizia, i consiglieri regionali di allora un po’ per insipienza oppure per poca avvedutezza non pensarono all’importanza della restituzione, da parte di Udine e Trieste, di tutti gli ex territori facenti parte, per quattro secoli, della Contea Goriziana e "scippati" nel 1923 e cioè: il Mandamento di Cervignano, Chiopris Viscone, il Tarvisiano, Duino-Aurisina, Sgonico, e Monrupino ancora appartenenti alla Diocesi Goriziana (eccetto il Tarvisiano). Se allora si fosse attuato ciò, oggi la provincia non soffrirebbe dei continui depauperamenti di enti e uffici pubblici, che da anni la rendono sempre più vulnerabile e debole, con conseguente maggior equilibrio demografico e territoriale e sarebbe stata in grado di porsi con pari dignità allo stesso livello delle altre tre province della regione.

Nel dopoguerra i rancori e le diffidenze serpeggiavano fra le due popolazioni confinanti, ciò rendeva i rapporti quanto mai tesi e difficili. La città cercò di avvicinare la popolazione slava sia nel settore operativo sia con iniziative di carattere culturale e sportivo; in campo economico, ricordiamo il Trattato di Udine, che liberalizzò il passaggio alla dogana di alcuni generi alimentari e merci varie compreso un quantitativo di benzina per gli automobilisti e soprattutto sostituì il passaporto con un lasciapassare per la fascia confinaria. Il Governo italiano emanò delle leggi speciali tutte di carattere economico a favore della città, istituì la zona franca che portò in breve tempo alla nascita di nuove industrie, incentivate dalla mancanza di pagamento di oneri fiscali, e per la popolazione l’agevolazione per alcune categorie di generi alimentari, nel contesto non va dimenticata la riduzione del prezzo della benzina e del gasolio. Poi nel 1975 i governi italiano e Jugoslavo, con il trattato di Osimo, sistemarono definitivamente il contenzioso territoriale, ma lasciando irrisolte alcune questioni che ancor oggi debbono essere portati a termine con la nuova Repubblica Slovena sorta nel 1991 dopo la separazione dalla Jugoslavia.

Va ricordato che nel 1948, nell’ex periferia orientale del comune di Gorizia sorse una nuova città slovena che porta il nome di Nova Gorica, ora centro economico commerciale ed industriale sede anche di diverse case da gioco, con 27 mila abitanti, centro catalizzatore della popolazione della valle del Vipacco e dell’Isonzo.

Ci sono voluti più di 70 anni, perché la città con il suo ex retroterra e con la città di Nova Gorica inizino a dialogare sinceramente per uno sviluppo economico e sociale, il merito va ascritto ai due consigli comunali contermini ed alla indipendenza della Slovenia avvenuta nel 1991, e conseguente l’adesione della stessa alla Unione Europea, avvenuta il primo maggio del 2004. Nel frattempo, l’Unione Europea ha abrogato con Direttive Comunitarie tutti i benefici della Zona Franca, per cui la Regione Friuli-Venezia Giulia per il solo carburante di benzina e gasolio è intervenuta con uno sgravio di circa 10 centesimi al litro alla pompa. Nell’ambito culturale, va segnalata la nascita di due poli Universitari: uno con sede a Palazzo Alvarez che fa parte dell’Università di Udine e l’altro nell’ex Seminario Arcivescovile di Via Alviano dell’Università di Trieste; inoltre in via Croce c’è una facoltà del Politecnico di Nova Gorica. Siamo arrivati ai giorni nostri, fino a pochi anni fa, Gorizia era chiusa da un confine rigido e ferreo a poche centinaia di metri dal centro cittadino, ora aperto alla libera circolazione di persone e di merci, questi sono i presupposti che porteranno l’intera Provincia e con essa la Regione Friuli Venezia Giulia al centro della nuova Europa, ritornando ad essere di nuovo crocevia fra i popoli tedeschi e slavi. Glielo auguriamo vivamente.

 

 

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